Cos’è il “flash crash” e quali sono stati i Flash Crash più famosi della storia
Il “Flash Crash”, che letteralmente significa “crollo repentino”, è un termine che è stato coniato e utilizzato nel settore della finanza e del trading dopo la caduta dell’Indice Dow Jones nel 2010.
Down Jones nel 2010
Era il 6 maggio quando l’indice americano perse all’improvviso circa 600 punti in 5 minuti, per poi rimbalzare altrettanto bruscamente. Tale evento fu il crollo più grande e rapido, fino a quel momento, nella storia del Dow Jones. Da qui nacque appunto l’espressione “flash crash”.
Nella maggior parte dei casi dietro ad un flash crash si cela un operatore, che per errore o per strategia, riesce a far muovere repentinamente i mercati, attraverso l’inserimento di uno o più ordini ravvicinati. Si usa in tal caso il gergo “fat fingers”, letteralmente dita grasse.
Il colpevole del flash crash del 2010 sul Dow Jones si rivelò essere un ragazzo, Navinder Sigh Sarao, arrestato nel 2015 a Londra. All’epoca dei fatti egli utilizzava un programma di trading automatico ad alta frequenza, con lo scopo di manipolare i contratti future dell’EMini S&P500 al CME.
Con l’utilizzo di un algoritmo, Sarao piazzava molti ordini di vendita contemporaneamente a prezzi differenti, modificandoli in seguito per mantenerli il più possibile vicini al prezzo di mercato, per poi cancellarli senza eseguirli. Quando i prezzi scendevano egli vendeva i contratti futures, per poi ricomprarli ad un valore minore.
Il suo guadagno fu di 40 milioni di dollari e, seppur in maniera meno visibile, le manipolazioni durarono fino al 2014.
Fu invece colpa di un errore umano e non di un gesto intenzionale il flash crash che colpì la sterlina britannica nello scorso ottobre. La moneta inglese perse in pochi istanti il 6.1% fino a toccare quota 1.184 nel cambio con il dollaro, salvo poi ritornare a 1.23 in pochi minuti.
Altri Flash Crash da ricordare
Dal 2010 ad oggi sono molti gli eventi del genere che si sono susseguiti sui principali mercati finanziari; tra i più significati vale la pena di citare il crash del Nasdaq, nell’agosto del 2013, causato da un malfunzionamento del sistema di sicurezza Sip.
Merita citazione anche il “lunedì nero dell’Asia”, nell’agosto del 2015, chiamato così perché nato dai timori di un rallentamento della crescita cinese; la situazione provocò ripercussioni in tutti i mercati, soprattutto sul Dow Jones che aprì in calo di 1000 punti.
In ordine cronologico l’ultimo flash crash è stato osservato qualche settimana fa, il 26 giugno per l’esattezza, ed ha visto protagonista il mercato dell’oro. Nel giro di un minuto, sono state vendute circa 1.8 milioni di once, con i prezzi che sono precipitati da 1.254 dollari a 1.236 dollari.
Nello studio di questi fenomeni, che sembrano presentarsi con una certa ciclicità, non può essere ad oggi omesso l’impatto che l’innovazione tecnologica degli ultimi anni ha prodotto sui mercati finanziari. Tale progresso ha infatti senza dubbio aumentato la capacità degli operatori di produrre movimenti repentini ed inaspettati, anche se bisogna sottolineare come ci sia stata contestualmente una forte evoluzione e un potenziamento degli strumenti a disposizione per proteggere i sistemi di borsa e le piattaforme di trading.
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Informazioni sull'autore: Filippo Giannini
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