Petrolio ai massimi di 5 mesi, giù l’oro

Mercato petrolifero

I prezzi del petrolio hanno registrato ieri un aumento di circa il 2%, raggiungendo i livelli più alti degli ultimi cinque mesi.

Questo incremento è dovuto alle aspettative del mercato secondo cui l’estensione delle sanzioni statunitensi sul petrolio russo spingerà acquirenti come India e Cina a cercare forniture alternative.

I futures sul Brent sono aumentati di 1,45 dollari (+1,83%), raggiungendo quota 80,90 dollari al barile. Allo stesso modo, il WTI statunitense ha guadagnato 1,80 dollari (+2,05%), chiudendo a 77,2 dollari al barile.

Questi rialzi hanno portato il Brent al livello di chiusura più alto dal 26 agosto e il WTI al massimo dal 12 agosto.

L’ultima impennata dei prezzi del petrolio, con i contratti di Brent e WTI in aumento di oltre il 6% nelle ultime tre sessioni di trading, ha determinato un significativo ampliamento degli spread temporali. Questo fenomeno, che riflette il premio dei contratti a breve termine rispetto a quelli a più lunga scadenza, ha raggiunto il livello più alto degli ultimi mesi.

Il volume totale di futures sul Brent scambiati sull’Intercontinental Exchange ha toccato il massimo dal 10 gennaio, un livello mai visto dal record di marzo 2020. Analogamente, l’interesse aperto e i volumi complessivi dei futures sul WTI sul New York Mercantile Exchange hanno raggiunto i massimi da marzo 2022.

Mercato dell’oro

Lunedì i prezzi dell’oro hanno registrato un calo significativo, in concomitanza con il rafforzamento del dollaro statunitense, che ha raggiunto il livello più alto degli ultimi due anni. Il prezzo spot dell’oro è sceso dell’1,25%, chiudendo a 2.678 dollari l’oncia, dopo aver toccato un picco venerdì scorso che rappresentava il massimo di un mese.

Gli investitori guardano con attenzione ai dati economici chiave degli Stati Uniti in arrivo questa settimana, tra cui l’inflazione, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione e le vendite al dettaglio. Questi indicatori forniranno maggiori dettagli sullo stato di salute dell’economia americana e potrebbero offrire indizi sulla prossima strategia di politica monetaria della Federal Reserve.