Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica globale per il 2025, lanciando un severo avvertimento: le tensioni commerciali innescate dalla guerra dei dazi degli Stati Uniti potrebbero spingere l’economia mondiale verso un marcato rallentamento.
Nel nuovo World Economic Outlook, il FMI ha ridotto di quasi un punto percentuale la crescita attesa per gli Stati Uniti nel 2025, tagliando anche le stime per tutte le economie del G7, oltre a importanti mercati emergenti come Cina, India, Brasile e Sudafrica.
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Crescita globale 2025: ridotta al 2,8% (-0,5 punti rispetto alla stima precedente)
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Previsione per il 2026: limata al 3,0% (dal 3,3% del 2024)
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Crescita USA 2025: scende all’1,8% (dal 2,7% precedente)
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Crescita USA 2026: stimata all’1,7%
Rischio Recessione USA al 40%
Il capo economista del FMI, Pierre-Olivier Gourinchas, ha dichiarato che l’economia globale e quella statunitense dovrebbero evitare una recessione nel 2025, grazie all’iniziale slancio positivo dell’anno. Tuttavia, la probabilità di una recessione negli Stati Uniti è salita al 40%, rispetto al 25% stimato a gennaio.
Secondo il Fondo, le principali minacce derivano dai dazi imposti dalla Casa Bianca, che stanno generando instabilità sui mercati finanziari, come evidenziato anche dal nuovo Global Financial Stability Report. Quest’ultimo segnala un forte aumento dei rischi sistemici, attribuiti a vendite massicce di titoli azionari e obbligazionari USA, con un conseguente irrigidimento delle condizioni finanziarie globali.
Inflazione in aumento e timori per l’indipendenza della Fed
Il FMI prevede un’accelerazione dell’inflazione negli Stati Uniti, stimando una crescita dei prezzi al consumo del 3,0% nel 2025, ovvero un punto percentuale in più rispetto alle precedenti proiezioni. Il Fondo ha ribadito l’importanza dell’indipendenza della Federal Reserve, lodando la scelta di mantenere invariati i tassi d’interesse mentre si valuta l’impatto delle nuove tariffe. Sono ancora attesi due tagli dei tassi Fed entro l’anno.
Gourinchas ha inoltre sottolineato che le barriere commerciali rappresentano uno shock dal lato dell’offerta, in grado di influenzare significativamente i prezzi dei beni nel medio-lungo periodo.
Crescita frenata anche in Europa e Asia
Le previsioni per altri Paesi confermano una diffusa debolezza economica:
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Germania: crescita nulla nel 2025, lieve ripresa dello 0,9% nel 2026
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Regno Unito: +1,1% nel 2025 e 1,4% nel 2026
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Cina: crescita in calo al 4,0% per il 2025 e 2026, contro il 5,0% del 2024
Nonostante il FMI abbia considerato l’ipotesi di una sospensione di 90 giorni dei dazi reciproci imposti da Trump, ha concluso che anche un rinvio indefinito non cambierebbe sostanzialmente lo scenario attuale. Questo perché l’effetto negativo delle barriere commerciali è già largamente incorporato nei mercati.
Dazi e protezionismo: impatto duraturo su innovazione e concorrenza
Il FMI ha anche messo in guardia sugli effetti a lungo termine delle politiche protezionistiche: riduzione della concorrenza, freno all’innovazione e aumento del “rent seeking” da parte di imprese che beneficiano delle distorsioni del mercato. Tuttavia, ha anche lanciato un messaggio positivo: una svolta nelle politiche commerciali e nuovi accordi multilaterali potrebbero rilanciare immediatamente le prospettive di crescita.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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