Giornata movimentata sui mercati valutari, con il dollaro statunitense in netto calo rispetto alle principali valute mondiali, in particolare contro il franco svizzero, verso cui ha toccato il minimo degli ultimi dieci anni.
Scossoni dopo il dietrofront sui dazi
Tutto è partito dalla sorpresa dei mercati mercoledì, quando il Presidente degli Stati Uniti ha deciso di ritirare alcuni dazi imposti ai partner commerciali, decisione presa meno di 24 ore dopo averli annunciati. È stata concessa una sospensione di 90 giorni per quelli soprannominati “dazi del Giorno della Liberazione”, ma resta in vigore un’imposta generalizzata del 10% sulla maggior parte dei paesi.
Diversa la situazione con la Cina: in risposta a una ritorsione di Pechino, che ha alzato i dazi al 84%, Washington ha portato i dazi sulle importazioni cinesi al 125%, facendo salire il totale cumulato al 145%, secondo quanto riportato dalla Casa Bianca.
Il dollaro cede terreno: giù contro yen e franco svizzero
Giovedì, i trader hanno reagito rivedendo le proprie posizioni. Il dollaro ha perso l’1,82% contro lo yen, scendendo a ¥144,73, e ha ceduto un pesantissimo 3,60% contro il franco svizzero, toccando CHF 0,8263, ovvero la peggior perdita giornaliera contro il franco dal gennaio 2015. Da inizio mese, il biglietto verde è in calo del 3,45% contro lo yen e del 6,49% contro il franco svizzero.
Euro in volata, sterlina in recupero
Nel frattempo, l’euro è salito del 2,16%, arrivando a $1,1196, il livello più alto dal luglio 2023 e la miglior performance giornaliera dal 2022. Anche la sterlina britannica si è rafforzata, guadagnando l’1,11% a $1,2965.
Tuttavia, la valuta britannica ha perso terreno rispetto all’euro: la moneta unica è salita dell’1,30% contro la sterlina, raggiungendo quota 86,47 pence, a un soffio dal massimo di 86,62 pence toccato il giorno prima, massimo che non si vedeva da sedici mesi.
L’euro beneficia dell’uscita di capitali dagli USA
Con l’eccezione delle classiche valute rifugio come yen e franco svizzero, è stato proprio l’euro a trarre i maggiori benefici dalla turbolenza nei mercati americani. Secondo gli analisti, questo movimento riflette in parte una riduzione da parte degli investitori europei delle esposizioni su azioni e obbligazioni USA, ritenute ora meno attraenti nel contesto attuale.
Informazioni sull'autore: Filippo Giannini
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