Le tensioni geopolitiche in aumento, l’interesse delle banche centrali e le incertezze sulla crescita economica globale, accentuate dalle politiche tariffarie del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, hanno spinto l’oro a livelli record.
Giovedì il future sull’oro con consegna aprile 2025 ha raggiunto un nuovo massimo storico, toccando i 2.859 dollari l’oncia, portando a quasi il 10% il guadagno registrato da inizio anno.
I motivi del rialzo
Le proposte tariffarie dell’amministrazione statunitense sono percepite come inflazionistiche e potenzialmente in grado di scatenare conflitti commerciali, accrescendo così la domanda di beni rifugio come l’oro.
Questa crescente domanda si riflette anche nella differenza tra i futures sull’oro statunitense e il prezzo spot, un divario che si è ampliato ulteriormente giovedì.
Dal novembre 2024, si sono registrate consegne di oro significative ai magazzini approvati dal COMEX, per un totale di 12,9 milioni di once. Questo ha portato le riserve a crescere del 73,5%, raggiungendo quota 30,4 milioni di once, il livello più alto dal luglio 2022. Questi carichi provengono principalmente dai centri di scambio aurifero di Londra e della Svizzera.
L’Associazione del Mercato dell’Oro di Londra (LBMA) ha dichiarato giovedì di monitorare attentamente la situazione, mantenendo un costante dialogo con il CME Group e le autorità statunitensi.
La LBMA ha inoltre sottolineato la solidità del mercato londinese, con una media giornaliera di scambi pari a 47,1 milioni di once dall’inizio di gennaio.
Tra i principali fattori di crescita della domanda d’oro spiccano gli acquisti da parte delle banche centrali, in particolare della Banca Popolare Cinese (PBoC), che ha continuato ad accumulare riserve auree nonostante il rialzo dei prezzi. Gli analisti vedono questa strategia come parte di un più ampio piano di diversificazione delle riserve.
Analisi tecnica future oro
Nella seduta di giovedì 30 gennaio il mercato dell’oro ha compiuto un balzo in avanti di oltre due punti percentuali toccando nuovi massimi storici; la seduta si è chiusa non lontana dai massimi a 2.851 dollari.
Analizzando il grafico a time frame giornaliero possiamo chiaramente vedere come il supporto a 2.750 dollari abbia fornito la base per una ripresa del rally.
La chiusura ieri sopra il livello tecnico e psicologico dei 2.800 dollari dovrebbe fornire ora ulteriore spinta al mercato, anche se il mercato ora potrebbe momentaneamente ritracciare, andando a chiudere il gap visibile sul grafico dovuto al rollover sul nuovo contratto con scadenza aprile 2025.
Nel caso di uno storno segnaliamo quota 2.825 dollari come supporto dove rientrare long, mentre lato resistenze segnaliamo la presenza di importante liquidità a quota 2.852 dollari.
Dovessimo tornare sotto i 2.815 è probabile che rivedremo un retest dei 2.790 dollari, dove troviamo un’altra importante area resistiva che si estende fino a 2.775 dollari.
Non ci aspettiamo grosse correzioni su questo mercato a meno che la dinamica geopolitica ed economica globale non cambi radicalmente in positivo.
Nuova debolezza di più giorni su questo asset potrebbe essere associata ad una nuova discesa sotto i 2.715 dollari.
Per questi motivi si fanno sempre più alte le probabilità di vedere l’oro toccare i 3.000 dollari nel primo semestre di quest’anno, spinto anche dai tagli dei tassi di interesse statunitensi che dovrebbero arrivare nelle prossime riunioni della Fed.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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