I prezzi del petrolio hanno subito un nuvo crollo nella giornata di martedì, toccando i livelli più bassi dal 2021.
A mettere timore al mercato sono le crescenti paura per una recessione globale, causata dall’intensificarsi delle tensione commerciali tra Usa e Cina.
Alla chiusura delle contrattazioni:
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Il Brent ha perso $2,55 (-3,97%), fermandosi a $61,72 al barile
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Il WTI è sceso di $2,60 (-4,27%), chiudendo a $58,36 al barile
Questo movimento ribassista segna un ritorno a livelli non visti da quasi quattro anni, con un sentiment fortemente negativo che riflette sia la situazione macroeconomica globale che le nuove decisioni politiche in ambito commerciale ed energetico.
Dazi record tra Stati Uniti e Cina: scatta l’effetto domino
Il catalizzatore principale del crollo è stato l’annuncio ufficiale da parte della Casa Bianca di tariffe del 104% sui beni cinesi, in vigore a partire da mercoledì alle 00:01 (ora di New York). La misura è scattata dopo che la Cina non ha rimosso le tariffe ritorsive del 34% imposte ai prodotti americani entro il termine imposto da Washington.
Pechino ha risposto con fermezza, accusando gli Stati Uniti di “ricatto commerciale” e dichiarando pubblicamente che “combatterà fino alla fine” per difendere i propri interessi. Un’escalation che ha aumentato i timori di una recessione globale innescata da tensioni commerciali senza precedenti tra le due maggiori economie del pianeta.
L’amministrazione USA punta a un petrolio sotto i $50
Oltre ai fattori geopolitici, a influenzare il mercato è anche l’approccio strategico degli Stati Uniti verso il comparto energetico. Secondo fonti ufficiali, l’amministrazione americana avrebbe come obiettivo dichiarato il raggiungimento di un prezzo del petrolio inferiore a $50 al barile.
Per ottenere questo risultato, Washington sarebbe disposta a sopportare una nuova fase di sconvolgimenti nel settore petrolifero, simile a quella avvenuta durante la guerra dei prezzi del 2014 tra i produttori di shale oil e i paesi OPEC. L’idea alla base è che una pressione sui prezzi potrebbe ridurre in modo strutturale i costi di produzione nel lungo periodo.
Tensioni con l’Iran: un altro fronte aperto
Come se non bastasse, lunedì il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato l’avvio di colloqui diretti con l’Iran per affrontare il nodo del programma nucleare di Teheran. Tuttavia, la risposta del Ministro degli Esteri iraniano ha chiarito che eventuali trattative saranno solo indirette, mantenendo alta la tensione tra i due Paesi.
Martedì, il Segretario all’Energia degli Stati Uniti, Chris Wright, ha inoltre minacciato nuove sanzioni più severe contro l’Iran nel caso in cui non si raggiunga un’intesa concreta.
Analisi future WTI – mercoledì 9 aprile
Anche se già debole, la struttura tecnica del Future sul WTI si è ulteriormente indebolita nelle ultime 4 sedute.
Ora il mercato sta scambiando su una vecchia area supportiva del 2021 dove è possibile attendersi un rimbalzo, ovvero quella a 57 dollari.
Tuttavia, nel caso dovessimo assistere ad una close giornaliera decisa sotto tale livello sarà lecito aspettarsi ulteriore debolezza con alte probabilità di assistere ad un retest dei 50 dollari.
Nello scenario attuale solo il recupero dei 64.5 dollari scongiurerebbe momentaneamente ulteriori crolli con possibilità di assistere ad una ripresa di più giorni.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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