I prezzi del petrolio hanno chiuso in ribasso giovedì, dopo che il Presidente degli Stati Uniti ha ribadito il suo impegno ad aumentare la produzione nazionale di greggio. Questa dichiarazione ha destabilizzato i mercati, già scossi dal marcato incremento delle scorte di petrolio negli Stati Uniti segnalato nei dati ufficiali del giorno precedente.
Il Brent crude ha registrato una flessione di 42 centesimi (-0,56%), chiudendo a 74,27 dollari al barile, mentre il WTI crude ha perso 40 centesimi (-0.59%), attestandosi a 70,60 dollari al barile.
L’impatto della politica energetica statunitense
L’amministrazione statunitense ha confermato l’intenzione di incrementare la produzione nazionale di petrolio, già la più elevata a livello globale, con l’obiettivo di ridurre i prezzi dell’energia e contrastare l’inflazione sui consumatori.
Tuttavia, diversi analisti rimangono scettici sulla reale volontà delle aziende petrolifere statunitensi di aumentare l’output, soprattutto in un contesto di mercato che non evidenzia segnali di un’accelerazione della domanda.
Le compagnie energetiche americane, infatti, hanno adottato negli ultimi anni un approccio più prudente, privilegiando il controllo dei costi e il ritorno sugli investimenti piuttosto che un’espansione aggressiva della produzione.
Questo ha portato a una crescita più lenta della produzione rispetto ai cicli passati, nonostante il governo spinga per un aumento dell’offerta.
Aumento delle scorte
Un ulteriore fattore ribassista per i prezzi del petrolio è stato il forte incremento delle scorte statunitensi. Secondo i dati del Dipartimento dell’Energia USA, le riserve di greggio sono aumentate di 8,7 milioni di barili nell’ultima settimana, un dato ben superiore alle attese del mercato.
Nonostante il calo registrato a fine giornata, le contrattazioni sono state caratterizzate da una marcata volatilità.
Inizialmente, i prezzi erano aumentati dopo che Saudi Aramco, la compagnia petrolifera di Stato saudita, aveva annunciato un significativo rialzo dei prezzi per i clienti asiatici. A fornire ulteriore supporto ai prezzi è stata anche la decisione degli Stati Uniti di imporre nuove sanzioni contro individui e società coinvolte nella spedizione di petrolio iraniano verso la Cina.
Tuttavia, il sentiment ribassista ha prevalso a causa della combinazione tra aumento delle scorte e incertezze sulla reale capacità degli Stati Uniti di espandere rapidamente la produzione.
Previsioni future WTI – 07-02-2025
Il ritorno al di sotto del livello tecnico di 72 dollari ha determinato, come prevedibile, un’ulteriore debolezza del mercato nelle ultime sedute.
La struttura tecnica di questo mercato era già fragile, considerando che, da metà gennaio, i prezzi del greggio si trovano in una fase ribassista particolarmente marcata, con un calo di oltre il 10%.
Ora sarà fondamentale monitorare attentamente l’evoluzione del mercato intorno alla soglia dei 70 dollari: una discesa al di sotto di questo livello dovrebbe aprire la strada a un test dei 68 dollari, riportando così i prezzi sui minimi di dicembre.
Al contrario, un ritorno sopra i 72 dollari favorirebbe un rimbalzo potenzialmente fino ad area 75 dollari, anche se riteniamo che almeno in prima battura un eventuale test di quota 72 dollari sarebbe da intendere come punto di ingresso per operazioni short intraday, specie a partire da lunedì prossimo.
Informazioni sull'autore: Filippo Giannini
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