L’andamento del dollaro influenza il prezzo delle materie prime?

di: Filippo Giannini 3 Novembre 2024 10:00

Quotazione Materie Prime in tempo reale

Operando quotidianamente nei mercati finanziari possiamo notare che il prezzo delle materie prime risulta essere spesso influenzato dall’andamento del dollaro americano. Ma per quale motivo? Vediamo di seguito le ragioni alla base di tale correlazione.

Quale legame esiste tra dollaro e materie prime ?

Innanzitutto il dollaro statunitense è la valuta di riferimento con la quale vengono scambiate le principali materie prime; le quotazioni sono espresse in dollari poiché gli Stati Uniti sono l’economia più forte e più stabile del mondo.

Essendo espresse in dollari, è facile comprendere come il prezzo del petrolio, oro, argento e grano sia influenzato dalle quotazioni della principale divisa d’oltre oceano.

(Leggi i nostri approfondimenti sulla quotazione del petrolio e sulla quotazione dell’oro).

Si definisce in tal caso una correlazione tra commodities e dollaro; tale correlazione può essere diretta (o positiva) nel caso in cui il prezzo della materie prima si muova nella stessa direzione del dollaro, oppure inversa ( o negativa) se i due assets si muovono in direzione opposta.

Tipicamente le commodities sono caratterizzate da una relazione inversa nei confronti del dollaro. Quando la valuta americana incrementa il suo valore contro le altre valute, i prezzi delle materie prime in genere subiscono un deprezzamento. Quando invece la valuta americana si deprezza, i prezzi delle materie prime in genere subiscono un rialzo.

Ma vediamo ora nello specifico la correlazione che esiste tra il dollaro e le due principali materie prime, ossia oro e petrolio.

Relazione tra dollaro e oro

Il bene rifugio per eccellenza ha generalmente e storicamente una correlazione negativa con il biglietto verde.

In caso di incertezze politiche o crisi economiche, aumenta il grado di aleatorietà nei mercati; questa avversione al rischio si riflette direttamente sul prezzo del dollaro, che quindi tenderà a scendere.

Se aumenta il grado di rischio nel mercato valutario, gli investitori saranno propensi ad impiegare i loro capitali in assets che per loro natura intrinseca tendono a mantenere invariato il proprio valore nel tempo; l’asset che per eccellenza rispecchia queste caratteristiche è l’oro, che per questo motivo viene anche definito come bene rifugio.

Se il prezzo del dollaro scende, aumenterà quindi la domanda di oro da parte degli investitori; aumentando la domanda, il prezzo della materia prima tenderà a  salire.

Inoltre essendo l’oro valutato in dollari, se la moneta americana si svaluta, serviranno più dollari per acquistare un’oncia del prezioso metallo.

Relazione tra dollaro e petrolio

Un’altra correlazione importante è quella che intercorre tra dollaro e petrolio; alcuni cambiamenti che avvengono sul mercato del greggio sono infatti in grado di influenzare il mercato del forex e viceversa.

Le valute dei grandi esportatori o importatori di petrolio possono essere condizionate dal prezzo dell’oro nero.

Essendo gli Stati Uniti uno tra i maggiori produttori, importatori e consumatori di petrolio ed essendo le quotazioni del greggio espresse in dollari americani, esiste un forte legame tra biglietto verde e prezzo del petrolio.

Come per l’oro, la correlazione che esiste tra il dollaro statunitense e il petrolio è inversa; ossia all’aumentare dell’uno, l’altro si deprezza.

Se ad esempio la valuta USA si deprezza, ad un paese importatore serviranno più dollari per comprare la stessa quantità di greggio e dunque i prezzi del petrolio saliranno.

Scopri la differenza tra petrolio Brent e petrolio WTI

Attenzione, la correlazione non è però sempre valida !

Sebbene l’andamento delle commodities abbia seguito storicamente un andamento inverso rispetto al dollaro, la correlazione non è sempre attendibile al 100%.

Ci sono casi infatti in cui l’aumento del prezzo di una materia prima possa rimanere slegata dal deprezzamento del dollaro. Si pensi ad esempio a tensioni geopolitiche esterne agli Stati Uniti, in grado potenzialmente di aumentare le quotazioni dell’oro o del petrolio senza che di contro si osservino conseguenze sull’andamento del dollaro.

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Informazioni sull'autore: Filippo Giannini

Autore Articolo: Filippo Giannini
Laureato in ingegneria, ha 15 anni di esperienza sui mercati finanziari come trader indipendente. Membro Professional della Società Italiana di Analisi Tecnica (SIAT), per TradingFacile opera come trader quantitativo, analista tecnico e responsabile del settore formazione. La sua operatività si concentra su un approccio quasi esclusivamente automatico, attraverso algoritmi da lui creati e validati che sfruttano principalmente la volatilità e le inefficienze di mercato. Viene invitato regolarmente come relatore ai principali eventi italiani inerenti al trading e agli investimenti e collabora inoltre con broker e testate giornalistiche, realizzando analisi sui principali indici e cross valutari, oltre a seminari ed eventi formativi, sia dal vivo che on-line. Collabora con le principali testate giornalistiche di settore, realizzando report e analisi di mercato.

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