Tariffe auto: impatti su inflazione e settore
L’annuncio dell’introduzione di nuove tariffe doganali sulle auto ha immediatamente sollevato preoccupazioni per il loro impatto inflazionistico. Gli analisti di Wedbush prevedono che i prezzi delle auto nuove potrebbero aumentare tra i 5.000 e i 10.000 dollari, mentre quelli di JPMorgan stimano un’inflazione compresa tra il 9% e il 12% per il mercato dell’usato. Gli economisti di BofA ritengono che le tariffe possano aggiungere circa 0,25 punti percentuali all’indice PCE (Personal Consumption Expenditures), considerando che i 50 miliardi di dollari di tariffe imposte rappresentano circa un quarto di punto della spesa dei consumatori.
Inoltre, secondo BofA, possibili dazi di ritorsione da parte di Canada e Messico potrebbero esercitare ulteriori pressioni inflazionistiche. Vi è anche la possibilità che i produttori nazionali aumentino i prezzi a fronte di una maggiore domanda, sebbene alcune aziende possano decidere di mantenerli invariati per guadagnare quote di mercato.
Le nuove tariffe potrebbero aggravare le difficoltà finanziarie dei consumatori: JPMorgan evidenzia che le rate mensili per l’acquisto di auto nuove potrebbero crescere dal 6% al 9%, anche considerando la possibile deducibilità fiscale sugli interessi.
Secondo Reuters, molti CEO del settore automobilistico sono riluttanti a prendere decisioni sugli investimenti in conto capitale, date le incertezze sulla durata delle politiche tariffarie. Dal punto di vista del mercato azionario, gli analisti di Bernstein osservano che l’introduzione dei dazi ha generato un clima di incertezza tra gli investitori, rendendo difficile prevedere se questo effetto possa tradursi in un calo strutturale dei mercati finanziari.
Francia: deficit in calo nel 2024, ma il debito resta elevato
Il panorama fiscale francese mostra segnali contrastanti nel 2024. Secondo i dati diffusi dall’INSEE, il deficit di bilancio si attesta al 5,8% del PIL, un valore inferiore alla previsione governativa del 6,0%. Tuttavia, il dato segna un aumento rispetto ai deficit del 5,4% nel 2023 e del 4,7% nel 2022. Nonostante il miglioramento rispetto alle stime, il debito pubblico rimane una sfida rilevante, raggiungendo il 113,0% del PIL, leggermente oltre le previsioni ufficiali del 112,7% e in crescita rispetto al 109,8% del 2023. Le entrate fiscali hanno registrato un incremento del 3,1% nel 2024, dopo il +2,2% dell’anno precedente.
Il governo punta a ridurre il deficit al 5,4% nel 2025, ma si trova ad affrontare una crescita economica meno solida e l’impegno ad aumentare la spesa per la difesa. Secondo Le Parisien, la portavoce del governo Sophie Primas ha avvertito che la preparazione del bilancio 2026 sarà “un incubo”, sottolineando la necessità di contributi generalizzati per abbassare il deficit dal previsto 5,4% al 4,6%. A febbraio, il ministero del bilancio aveva già previsto una revisione al rialzo del deficit per il 2026 rispetto alla stima comunicata a Bruxelles.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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