- Dow Jones Industrial Average: +0,59%
- Nasdaq 100: +0,07%
- S&P 500: +0,38%, con 8 su 11 settori in rialzo
Venerdì, il Dow Jones ha guadagnato circa 260 punti, superando brevemente la soglia dei 44.000 punti prima di chiudere a 43.988,99.
Anche l’S&P 500 ha raggiunto un traguardo storico, toccando i 6.000 punti. Entrambi gli indici hanno registrato i guadagni settimanali più forti dell’anno, superando il +4,6%.
Il rally di mercato ha visto tutti gli 11 settori dell’S&P 500 concludere la settimana in positivo, con banche, energia, industria e tecnologia tra i migliori performer. Anche i titoli a piccola capitalizzazione si sono distinti, con il Russell 2000 che è aumentato di oltre l’8%, segnando la migliore performance settimanale dal 2020.
Notizie Aziendali
- Paramount Global ha riportato una crescita significativa degli abbonamenti in streaming, ma ha registrato vendite inferiori alle aspettative degli analisti.
- Expedia Group ha superato le stime di mercato per le prenotazioni del terzo trimestre e ha alzato le previsioni per l’intero anno, suggerendo una domanda di viaggi più forte del previsto per la stagione delle vacanze.
Secondo i dati LSEG I/B/E/S, la crescita degli utili dell’S&P 500 per il terzo trimestre è stimata all’8,6% su base annua, che sale all’11,3% escludendo il settore energetico. Dei 449 titoli che hanno riportato i risultati, il 76,2% ha superato le stime sugli utili e il 60,3% ha superato le previsioni di fatturato. La crescita annuale delle entrate è stimata al 5,3%, che sale al 6,3% senza l’energia.
Indici Azionari Europei
- CAC 40: +0,76%
- DAX: +1,70%
- FTSE 100: -0,32%
Risultati aziendali in Europa
- Constellation Software ha riportato una crescita dei ricavi del 19,5% su base annua, totalizzando 2,541 miliardi di dollari contro una stima di 2,520 miliardi.
- United Overseas Bank ha superato le previsioni con un fatturato di 3,834 miliardi di dollari e un utile per azione (EPS) di 0,95 dollari.
- Telus ha registrato un leggero calo dei ricavi a 5,042 miliardi di dollari rispetto alla stima di 4,990 miliardi.
Materie Prime
- Oro spot: -0,73% a 2.683,77 dollari l’oncia
- Argento spot: -2,37% a 31,29 dollari l’oncia
- Petrolio WTI: -2,45% a 70,43 dollari al barile
- Brent: -2,21% a 73,90 dollari al barile
I prezzi dell’oro hanno subito un calo settimanale dell’1,8% a causa del rafforzamento del dollaro. Anche i prezzi del petrolio sono scesi di oltre il 2% a causa delle misure di stimolo limitate della Cina e degli impatti dell’uragano Rafael sulla produzione energetica offshore negli Stati Uniti, causando interruzioni temporanee di oltre 400.000 barili al giorno.
Valute
- Euro: -0,87% a 1,0710 dollari
- Sterlina: -0,61% a 1,2907 dollari
- Bitcoin: +0,64% a 76.412,00 dollari
- Ethereum: +2,70% a 2.961,36 dollari
Il dollaro USA si è rafforzato venerdì, sostenuto dalle aspettative di politiche pro-inflazione della presidenza Trump.
Obbligazioni
- Rendimenti a 10 anni dei Treasury USA: -3,2 punti base a 4,310%
- Rendimenti a 10 anni dei Bund tedeschi: -7,8 punti base a 2,371%
- Rendimenti a 10 anni dei Gilt britannici: -6,0 punti base a 4,444%
I rendimenti delle obbligazioni statunitensi a lungo termine sono diminuiti, riflettendo un consolidamento post-elezioni. Il rendimento a 10 anni è sceso al livello più basso dalla scorsa settimana di settembre.
Aggiornamenti Macro Globali
Durante la riunione del Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo della Cina (NPCSC), tenutasi la scorsa settimana, sono stati dettagliati alcuni aggiustamenti alle politiche economiche.
Il principale argomento di discussione è stato il piano di conversione del debito locale.
Il piano prevede un aumento di 10 trilioni di RMB (renminbi) nell’arco di quattro anni, includendo un incremento di 6 trilioni di RMB nel tetto del debito per i governi locali e 4 trilioni di RMB in emissioni speciali di obbligazioni locali nei prossimi cinque anni. Inoltre, sono stati stanziati 2 trilioni di RMB in garanzie per progetti di riqualificazione di quartieri degradati, con scadenza dopo il 2029.
Nonostante l’aumento iniziale di 6 trilioni di RMB fosse in linea con quanto riportato precedentemente, la cifra totale di 10 trilioni ha superato le aspettative degli analisti. Tuttavia, c’è stata una certa delusione poiché Pechino sembra puntare più alla stabilizzazione dell’economia attuale piuttosto che a misure di stimolo più aggressive.
Non sono state annunciate misure per facilitare la ricapitalizzazione delle banche o per sostenere i consumi, aspetto che ha destato attenzione. Questo è significativo dato che alcune ipotesi recenti suggerivano che una possibile vittoria di Trump alle elezioni negli Stati Uniti potesse indurre la Cina a introdurre politiche più proattive.
BCE: Preoccupazioni per le Politiche Commerciali di Trump
I funzionari della Banca Centrale Europea (BCE) hanno iniziato a valutare le potenziali implicazioni delle politiche commerciali proposte dal presidente eletto Trump.
Philip Lane, capo economista della BCE, ha sottolineato l’importanza di non sovrastimare l’impatto di queste politiche sulle decisioni della BCE, ricordando che l’ampiezza dell’economia dell’area euro e la sua natura non-dollarizzata potrebbero attenuare gli effetti di eventuali politiche restrittive.
Klaas Knot, presidente della Banca Centrale dei Paesi Bassi, ha espresso un cauto ottimismo sulla situazione economica dell’eurozona, riconoscendo che, pur non essendo in una condizione drammatica, ci sono sfide da affrontare. Knot ha evidenziato i rischi legati all’introduzione di barriere commerciali, che potrebbero danneggiare la produttività e la capacità di reagire a shock finanziari.
Yannis Stournaras, governatore della Banca di Grecia, ha espresso preoccupazioni per gli effetti negativi delle politiche commerciali di Trump sulla crescita economica, sui tassi di cambio e sulla politica monetaria.
La minaccia di nuove tariffe rappresenta un ostacolo alla crescita dell’eurozona. Economisti e mercati dei tassi d’interesse prevedono quindi un ciclo più aggressivo di tagli dei tassi da parte della BCE, in risposta a un potenziale shock della domanda derivante da dazi e misure di ritorsione. Le previsioni per il tasso d’interesse neutrale sono state riviste al ribasso, arrivando in alcuni casi all’1,5%, suggerendo un possibile ulteriore indebolimento dell’euro.