I dazi sono un serio pericolo per i mercati azionari?

di: Alessio Moretti 10 Febbraio 2025 9:40

wall street

Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha inizialmente portato ottimismo nei mercati azionari, poichè la prospettiva di nuove riduzioni fiscali per le imprese e un’ulteriore deregolamentazione è piaciuta anche in passato a Wall Street.

Durante il suo primo mandato, il Dow Jones, l’S&P 500 e il Nasdaq Composite sono cresciuti rispettivamente del 57%, 70% e 142%.

Non tutte le misure di Trump sono però viste positivamente dagli investitori, soprattutto la sua politica tariffaria aggressiva in un contesto di lotta all’inflazione che la Fed sta compiendo da alcuni anni.

La politica dei dazi del presidente Donald Trump potrebbero mettere in serio pericolo i mercati azionari?

Le tariffe doganali: un rischio per i mercati?

Recentemente, Trump ha introdotto nuove tariffe commerciali per rafforzare la competitività dei prodotti americani, imponendo un dazio del 25% su alcune importazioni da Canada e Messico, oltre a un ulteriore 10% su quelle provenienti dalla Cina. Mentre le misure contro i partner nordamericani hanno ricevuto una sospensione temporanea di 30 giorni, quelle contro la Cina sono già in vigore, scatenando ritorsioni con tariffe tra il 10% e il 15% su energia e macchinari agricoli statunitensi.

A confermare il trend protezionistico dell’amministrazione Trump, il presidente ha annunciato oggi, 10 febbraio 2025, nuove tariffe del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio, inclusi i prodotti provenienti da Canada e Messico. Come reazione, la Cina ha imposto a sua volta dazi del 10%-15% su diversi prodotti americani, tra cui gas naturale liquefatto e macchinari agricoli. Questa nuova ondata di restrizioni commerciali potrebbe esacerbare le tensioni economiche tra le due potenze e aumentare la volatilità nei mercati finanziari globali. Anche l’Unione Europea ha dichiarato di essere pronta a rispondere alle nuove misure protezionistiche degli Stati Uniti, segnalando un possibile inasprimento delle relazioni commerciali internazionali.

L’obiettivo dichiarato delle tariffe è proteggere le imprese americane rendendo più competitivi i prodotti nazionali rispetto a quelli esteri. Tuttavia, un’analisi della Liberty Street Economics, pubblicata dalla Federal Reserve Bank di New York, mostra che le aziende pubbliche esposte alle tariffe introdotte durante la presidenza Trump hanno subito impatti negativi sui prezzi delle azioni.

Uno studio condotto da quattro economisti ha esaminato il rendimento delle azioni tra il 2018 e il 2019, evidenziando come le società con esposizione diretta alla Cina abbiano avuto performance peggiori nei giorni degli annunci tariffari rispetto a quelle non esposte. Oltre all’impatto immediato, queste aziende hanno registrato una riduzione della redditività, dell’occupazione, delle vendite e della produttività tra il 2019 e il 2021.

Uno dei motivi principali è che le tariffe, sebbene progettate per proteggere i prodotti americani, possono aumentare i costi per le imprese locali. I dazi non colpiscono solo i prodotti finiti (output tariffs), come le automobili, ma anche le materie prime e i componenti (input tariffs), come l’acciaio importato. Questo può rendere i beni americani meno competitivi, portando a una perdita di mercato.

Uno sguardo storico: cosa ci insegna il passato?

La storia suggerisce che le tensioni commerciali tra le due principali economie mondiali potrebbero avere effetti destabilizzanti sui mercati. Secondo un’analisi di Bespoke Investment Group, tra il 1929 e il 2023 l’S&P 500 ha attraversato 27 mercati rialzisti e ribassisti. Le fasi di calo di almeno il 20% sono durate in media 286 giorni (circa 9,5 mesi), mentre i mercati rialzisti hanno avuto una durata tripla, con una media di 1.011 giorni.

Un’ulteriore conferma arriva dalla Crestmont Research, che aggiorna annualmente un set di dati sui rendimenti ventennali dell’S&P 500 dal 1900. Su 106 periodi di 20 anni analizzati (1919-2024), tutti hanno garantito un rendimento positivo, dimostrando che chi ha investito con un orizzonte di lungo periodo ha sempre ottenuto guadagni, indipendentemente da recessioni e crolli temporanei.

Conclusione: volatilità a breve, opportunità a lungo termine

Sebbene le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump possano generare turbolenze sui mercati nel breve termine, la storia insegna che l’investimento in azioni premia nel lungo periodo. Le tensioni commerciali possono rappresentare un rischio, ma chi mantiene una visione di lungo periodo e diversifica il proprio portafoglio ha sempre avuto rendimenti positivi.

Per i trader e gli investitori, l’approccio più efficace rimane quello di bilanciare la gestione del rischio con una strategia orientata al lungo termine, evitando reazioni impulsive a eventi di mercato di breve durata.

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    Informazioni sull'autore: Alessio Moretti

    Autore Articolo: Alessio Moretti
    Laureato in Economia e Management ed esperto in contenuti finanziari e marketing digitale. Dal 2016 si dedica al mondo degli investimenti e dal 2018 collabora con TradingFacile come seo strategist e quantic Trader. IN BREVE: - Dal 2016 entra nel mondo del trading diventando programmatore di strategie automatiche; - Dal 2018 si dedica al marketing digitale e scrive di economia e finanza; STUDI: Laurea in economia e management

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